Picasso. Tra Cubismo e Classicismo (1915-1925)

Picasso. Tra Cubismo e Classicismo (1915-1925)
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Scuderie del Quirinale (22-09-2017 / 21-01-2018)
Cento anni fa Pablo Picasso, sulle orme di tanti artisti e intellettuali che per secoli hanno visitato il nostro Paese per confrontarsi con le testimonianze delle civiltà fiorite sul nostro territorio, viaggia tra Roma, Napoli e Pompei. Insieme a Jean Cocteau, Picasso scopre culture diverse e multiformi, dove si uniscono sacro e profano, antico e moderno, elementi che entrano nel suo stile, rinnovandolo con un’inedita classicità. L’anno 1917 ebbe un’importanza cruciale per il destino dell’arte del Novecento. Mentre l’Europa era ancora stretta nella morsa della guerra, una convergenza di eventi e personalità mutò le prospettive culturali del nuovo secolo. Lontano dai campi di battaglia, Cocteau, Djagilev, Massine, Stravinskij e Picasso cercavano di individuare una direzione meno radicale ma altrettanto influente per il modernismo. La prima pietra fu posata a Roma, quando Picasso ideò i costumi, le scene e il sipario di Parade, che qualche mese dopo debuttò a Parigi, diventando un vero e proprio caso. Questo volume documenta quegli incredibili anni, l’agilità e il genio metamorfico di Picasso che in Italia consolida la sua sperimentazione come un abile giocoliere di stili, passando dalle rappresentazioni meditative di bagnanti e artisti di strada a ironiche nature morte, da decorative composizioni cubiste a ritratti introversi. Nelle parole di Michael Baxandall, il processo percettivo dell’artista viene messo a nudo, e ogni opera riflette “il ripetersi del ‘trovare-il-problema’ e del ‘risolvere-il-problema’. Il pittore diventa così un sorprendente acrobata conoscitivo, di un genere sostanzioso e stupefacente”.
Cento anni fa Pablo Picasso, sulle orme di tanti artisti e intellettuali che per secoli hanno visitato il nostro Paese per confrontarsi con le testimonianze delle civiltà fiorite sul nostro territorio, viaggia tra Roma, Napoli e Pompei. Insieme a Jean Cocteau, Picasso scopre culture diverse e multiformi, dove si uniscono sacro e profano, antico e moderno, elementi che entrano nel suo stile, rinnovandolo con un’inedita classicità. L’anno 1917 ebbe un’importanza cruciale per il destino dell’arte del Novecento. Mentre l’Europa era ancora stretta nella morsa della guerra, una convergenza di eventi e personalità mutò le prospettive culturali del nuovo secolo. Lontano dai campi di battaglia, Cocteau, Djagilev, Massine, Stravinskij e Picasso cercavano di individuare una direzione meno radicale ma altrettanto influente per il modernismo. La prima pietra fu posata a Roma, quando Picasso ideò i costumi, le scene e il sipario di Parade, che qualche mese dopo debuttò a Parigi, diventando un vero e proprio caso. Questo volume documenta quegli incredibili anni, l’agilità e il genio metamorfico di Picasso che in Italia consolida la sua sperimentazione come un abile giocoliere di stili, passando dalle rappresentazioni meditative di bagnanti e artisti di strada a ironiche nature morte, da decorative composizioni cubiste a ritratti introversi. Nelle parole di Michael Baxandall, il processo percettivo dell’artista viene messo a nudo, e ogni opera riflette “il ripetersi del ‘trovare-il-problema’ e del ‘risolvere-il-problema’. Il pittore diventa così un sorprendente acrobata conoscitivo, di un genere sostanzioso e stupefacente”.