Pastorali

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Concepite e scritte nei primi anni Ottanta del Quattrocento, le Pastorali di Matteo Maria Boiardo si presentano immediatamente come il prodotto di una temperie letteraria che della poesia bucolica aveva fatto una vera e propria "moda" artistica, diffondendosi in tutta la penisola. Ne sono chiara testimonianza, a Firenze, la pubblicazione della silloge di diversi noti poeti bucolici fiorentini e senesi, tra cui Pulci, Arzocchi e Benivieni e, a Napoli, la di poco successiva stesura dell´Arcadia di Sanna-zaro. Ma anche alla corte estense di Ferrara il modello delle egloghe di Teocrito e di Virgilio, filtrato dalla lezione stilistico-formale di Dante, Petrarca e Boccaccio, generava frutti di grande valore letterario: dai Pastoralia dello stesso Boiardo, la simmetrica raccolta di dieci egloghe in latino composte circa un ventennio prima di quelle volgari, fino ai testi di Niccolo da Correggio e di Antonio Tebaldeo. A partire dall´inquadramento in questo contesto letterario così articolato, l´edizione introdotta da Stefano Carrai e commentata da Marina Riccucci offre al lettore una messa a punto di questioni non ancora del tutto risolte, eppure fondamentali per la comprensione delle egloghe volgari del conte di Scandiano. Individuando fonti, analizzando allusioni letterarie e decrittando riferimenti a fatti storici e persone, la presente edizione arriva a ipotizzare una concezione unitaria dell´opera e una datazione precisa per l´intero complesso dei testi, strettamente connessa con un momento storico delicatissimo della corte estense quale fu quello della guerra tra Ferrara e Venezia (1482-1484). Ne risulta un´operazione poetica non semplicemente encomiastica o occasionale, ma anzi un importante tentativo di Boiardo di aggiornare la propria fisionomia poetica e di proporre un vero e proprio canone per l´egloga volgare, fondato su quella stretta osservanza virgiliana che già, vent´anni prima, ne aveva fatto uno dei più applauditi autori di poesia bucolica in latino.