Teoria dell´oggetto

Teoria dell´oggetto
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Sense existències ara
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L´oggetto, di cui questo libro ci presenta la teoria, è giusto il contrario di quanto siamo abituati a pensare con questo termine: non qualcosa che ci sta prepotentemente davanti, ma "ciò che è indifferente all´esistenza", un coacervo di creature kafkiane, "prive di patria" e essenzialmente impresentabili, come il quadrato rotondo o la montagna dorata. Con un gesto inappariscente ma deciso, Meinong dischiude, cioè, alla contemplazione filosofica un ambito dell´essere che non è quello della realtà, sovranamente indifferente all´essere e al non-essere: il fuori-essere. E, con altrettanta discreta eleganza, mostra così che la filosofia è innanzitutto invenzione di concetti (è questa la lezione che saprà trarne Gilles Deleuze). Questo suddito malinconico "della vecchia Austria... patria fidata della nostra gioventù e del nostro lavoro", è, in realtà, un implacabile agrimensore dell´inesistente, l´inventore di una scienza che - come scrive non senza ironia nella sua autopresentazione - "elabora i suoi concetti senza limitarsi al caso particolare della loro esistenza". Per questo, più che lo spirito del suo maestro Brentano, è quello del giovane Musil che sembra di percepire in queste pagine. Nel 1908 per un attimo i loro destini si incrociarono: mentre il giovane neolaureato stava per decidersi a abbandonare la filosofia per la letteratura, Meinong lo invitò a proseguire con lui a Graz i suoi studi. "Pare che il mio sviluppo naturale" scriveva Musil ancora trent´anni dopo "avrebbe dovuto essere il seguente: accettare l´offerta di Meinong di conseguire la docenza a Graz".
Giorgio Agamben