L´ altra metà dell´avanguardia 1910-1940. Pittrici e scultrici ne

L´ altra metà dell´avanguardia 1910-1940. Pittrici e scultrici ne
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C’è stato un tempo in cui Varvara Stepanova era solo la moglie di Rodcenko e la fama di Frida Kahlo non superava i confini del Messico. In quei lunghi decenni di oblio, le pittrici e scultrici che avevano svolto un ruolo primario nel grande rinnovamento artistico della prima metà del Novecento si trovavano relegate in una provincia remota e marginale della storia dell’arte. Solo poche personalità erano state risparmiate da quella rimozione pressoché indiscriminata, dovuta alla disattenzione o al pregiudizio dei critici, all’autocensura delle stesse artiste, alle persecuzioni razziali, alle devastazioni delle guerre mondiali.
L’altra metà dell’avanguardia, la mostra ideata da Lea Vergine nel 1980, strappò il velo che celava l’attività di oltre cento artiste europee, russe, americane che, come scrisse Giorgio Manganelli “ignorate, scomparse, rintanate, morte e disperse, o pensose sul tema del morire, ormai ignare di se stesse, avevano portato alla strepitosa avventura dell’avanguardia una ricchezza straordinaria”. Fu una scoperta che fissò un canone valido a livello internazionale e impose all’attenzione di pubblico e critica autrici che da allora hanno ottenuto piena cittadinanza nel campo delle arti visive – basti ricordare il caso di Carol Rama.
Tuttora insuperato per rigore critico ed estensione delle esperienze indicate, il catalogo dell’esposizione è oggi ripubblicato in forma di libro come riferimento imprescindibile per chiunque voglia conoscere il ruolo dell’arte femminile nei movimenti di punta del secolo passato. Laddove possibile, i profili dedicati alle autrici sulle quali non esisteva alcuna documentazione sono stati riscritti o aggiornati tenendo conto delle acquisizioni più recenti e l’apparato iconografico è stato rinnovato, pur nel rispetto delle scelte compiute in occasione della mostra. L’impostazione generale, scandita secondo schede biografico-critiche raccolte attorno ai rispettivi gruppi e movimenti, è rimasta immutata, a testimoniare il valore di un’intuizione critica che il quarto di secolo trascorso ha lasciato intatto.